Il Distretto Diffuso del Commercio TABURNO coinvolge sei Comuni della provincia di Benevento e le principali associazioni in rappresentanza degli operatori del commercio, dei consumatori e quelle dei lavoratori operative sul territorio provinciale, tutti soggetti che hanno compreso l’importantissimo valore della proposta progettuale finalizzata al riconoscimento di un’unica identità commerciale rappresentativa di uno specifico contesto territoriale.
Facendo leva su una condivisa volontà di convergere verso forme di valorizzazione della prossimità e dell’esperienza di consumo evoluta, nonché sull’esigenza di “ri-perimetrare” il raggio di azione territoriale con una tendenza all’allargamento verso dimensioni di piattaforma con anima turistica operante su ambiti spaziali più ampi, tesi a mettere in connessione centri maggiori e centri minori, nasce l’idea del Distretto Diffuso del Commercio Taburno fra i Comuni di SANT’AGATA DE’ GOTI, DUGENTA, DURAZZANO, FRASSO TELESINO, LIMATOLA e MELIZZANO.
La scelta del dimensionamento e posizionamento del Distretto è derivata da un’attenta valutazione delle caratteristiche del territorio e delle sue potenzialità di sviluppo e crescita, ed è stata calibrata rispetto a elementi quali identità dei luoghi e capacità commerciale.
La rete infrastrutturale del Distretto presenta diverse problematicità, soprattutto correlate alla difficile raggiungibilità dell’area.
I comuni del Distretto Diffuso del Commercio Taburno, sono raggiungibili dall’autostrada A1 uscita Caserta Sud in direzione della Statale Appia, e deviazione a Maddaloni sulla Statale 265 per i Ponti di Valle di Maddaloni, o anche proseguendo sull’Appia, all’uscita di Arpaia o di Airola.
Il Distretto è raggiungibile anche tramite rete ferroviaria grazie alla Stazione di “Arpaia-Airola-Sant'Agata dei Goti” della linea EAV Benevento-Cancello, ubicata nel Comune di Airola.
Esistono altresì collegamenti tramite bus extraurbani per raggiungere Sant’Agata de’ Goti sia da Napoli che da Benevento.
Nell’ambito della macrocategoria “G” commercio all’ingrosso e al dettaglio sono risultate attive dell’area del Distretto 434 imprese (182 nel Comune di Sant’Agata de’ Goti, 46 nel Comune di Dugenta, 44 nel Comune di Durazzano, 38 nel Comune di Frasso Telesino, 100 nel Comune di Limatola e 24 nel Comune di Melizzano). I dati riportati sono stati reperiti dalla CCIAA (Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura) Irpinia Sannio.
La rete commerciale denota quantitativamente e qualitativamente un buon livello del presidio territoriale e delle funzioni di servizio di prossimità. Alla diffusione territoriale si affianca anche una discreta presenza di punti significativi della media distribuzione, soprattutto nel settore non alimentare, con una diversificazione dell’offerta caratterizzata da strutture con funzione di attrattori su scala comunale, rafforzando in questo modo il livello di integrazione urbana e riducendo, per quanto possibile, il negativo (dal punto di vista economico, energetico, ambientale e della qualità della vita) fenomeno della mobilità per acquisti.
La struttura commerciale del Distretto presenta buone condizioni di tenuta rispetto alle spinte competitive di più vasta scala territoriale, affiancando al radicamento territoriale diffuso, significative esperienze di innovazione e di eccellenza gestionale, oltre che una funzione di attrazione su scala provinciale. In sostanza un buon mix di pluralismo distributivo che ha consentito sinergie funzionali e di ruolo fra i diversi segmenti della rete più che generare situazioni d’impatto traumatiche.
L’obiettivo, rispetto al quale la progettualità del Distretto assume una portata di assoluto rilievo, è quello di mantenere e consolidare questo equilibrio del pluralismo, accentuando le funzioni del commercio più legate all’assetto urbano, capaci di connotare la qualità della vita dei residenti e di implementare la solidità economica delle imprese nelle vie e nelle piazze, nelle zone di espansione residenziale. Soprattutto fornendo a queste imprese opportunità e strumenti per un loro progressivo miglioramento, centrato sul radicamento territoriale e generando un accordo di sinergia, di marketing, di comunicazione, di formazione e anche finanziario, tra le diverse formule commerciali presenti nel territorio.
L’assetto della rete commerciale appare ormai stabilizzato e la preoccupazione delle imprese riguarda più la situazione economica generale, che non le spinte concorrenziali che, nell’ambito dell’area, possono essere generate, in quanto le iniziative della grande distribuzione sono sempre ormai più caratterizzate dal fenomeno che, in termini tecnici, viene definito “cannibalismo”, cioè a erodersi reciprocamente le quote di mercato.
I SOCI
Provincia di Benevento
Comune di Sant’Agata de’ Goti
Comune di Melizzano
Comune di Durazzano
Comune di Dugenta
Comune di Frasso Telesino
Comune di Limatola.
Ente Parco Regionale del Taburno
Unimpresa Interprovinciale di Benevento e Avellino
Confesercenti Provinciale del Sannio
I.I. A. S. De Liguori di Sant’Agata de’ Goti
FOSVITER
ARIES APS
IL CONSIGLIO DIRETTIVO
Alfonso Ciervo
Antonio D’Iglio
Giuseppina D’Angelo
Pasquale Viscusi
Francesco Galietta
Clemente Di Cerbo
Giovanna De Vita
iacomo Iannella
Presidente: Alfonso Ciervo
Coordinatore: Ignazio Catauro
MELIZZANO
Melizzano è un comune italiano di 1.693 abitanti della provincia di Benevento in Campania. Situato alle falde occidentali del Monte Taburno, confina a nord-est con la provincia di Caserta. Melizzano è sito sulla ripa destra del vallone di Prata a 10 km dalla stazione ferroviaria Frasso - Dugenta. Fa parte della Comunità Montana Zona del Taburno - Regione Agraria n.4 - Colline del Calore Irpino inferiore. Ha un'escursione altimetrica pari a 907 m s.l.m. con una minima di 33 m ad una massima altitudine di 940 m s.l.m. Il paese sorse nel medioevo al posto dell'antica Melae, insediamento di origine sannita che fu al centro di alcune tristi vicende durante la seconda guerra punica (216 a.C.). Questo villaggio dipendeva dal municipio romano di Telesia. Nel Catalogus baronum (metà del XII secolo) veniva chiamata Melizzano ed era un feudo di proprietà del conte di Caserta. Successivamente divenne di proprietà dei Signoretto e, nel 1506, dei Gambacorta. Nel 1532 contava quarantotto famiglie, diventate cinquantasei nel 1596 e trentotto dopo la peste del 1656.Nel XVII secolo appartenne ai De Capua e ai Bellucci. Poco prima dell'abolizione del feudalesimo (1806) appartenne ai Corsi. Nel 1810 divenne un unico comune con Dugenta che dopo l'Unità d'Italia divenne sua frazione. Dal 1861 fa parte della provincia di Benevento.
DURAZZANO
Durazzano è un comune italiano di 2.088 abitanti della provincia di Benevento in Campania.
Durazzano rappresenta la finestra del Sannio sul casertano e napoletano. Il paese è situato al centro di una vallata tra due monti: il Longano (579 m) ed il Burrano (756 m), collegati al ponente dal Monte Airola (478m). I tre costituiscono un emiciclo che va a chiudersi nella gola di tagliola. Il nome della gola è legato al fatto che, come sostiene uno storico locale, dall’interpretazione degli scritti di Tito Livio si rileva che presso la strettoia si avvenuta l’imboscata dei Sanniti ai Romani. A questi, poi, fu imposto ad Arpaia il gioco scherno conosciuto come Forche Caudine. Le sue origini sono discusse, anche se la sua conformazione fa supporre che qui sia da ubicare la località Orbitanium. La sua significatività storica inizia nel 1749, quando diviene Terra Regia ed elevata da Carlo III di Borbone come uno dei nove siti regali con un governatore ed un tribunale regio. Dal 1809 al 1816 Durazzano fu Capoluogo di circondario nel distretto di Nola. I suoi confini comprendevano i territori di Cervino, Forchia, Messercola e Valle di Maddaloni. Tornati i Borboni a Napoli, per punire la cittadina che aveva dato i natali a tal Nicola Mazzola, fervente sostenitore della Repubblica e dei francesi, Durazzano fu declassata perdendo, sia i territori ed i titoli amministrativi riconosciutogli, più vicina a Sant’Agata de’ Goti. Da questa riconquistò l’indipendenza nel 1860 quando, inoltre, passò dalla Provincia di Caserta a quella di Benevento.
Negli anni l’economia di Durazzano è riuscita a trovare un buon equilibrio tra agricoltura, artigianato e servizi. Nel settore agricolo spicca soprattutto la produzione di uva fragola, ma importante è anche quella dell’olio, delle ciliegie e delle noci.
DUGENTA
Dugenta è un comune italiano di 2.577 abitanti della provincia di Benevento in Campania. Il territorio comunale di Dugenta, adagiato lungo la valle del fiume Volturno, è circondato dalle colline di Melizzano, Frasso Telesino, Sant’Agata de’ Goti e Limatola. Fa parte della Regione Agraria n. 4 - Colline del Calore Irpino inferiore. Ha un'escursione altimetrica di 203 m s.l.m., con una minima di 27 e una massima di 230 m s.l.m. Il centro abitato sorge lungo cinque arterie divergenti, assumendo una struttura tentacolare; tuttavia la rete viaria di accesso è costituita essenzialmente dalle strada SSV Fondo Valle Isclero, dalla ex SS 265 dei Ponti della Valle e dalla ex SS 87 Sannitica (Napoli-Campobasso). Ha una superficie agricola utilizzata di 5.537,37 ettari (2000). Si estende in una vasta piana ed è delimitata dalle dolci colline della contrada Tore coltivate a vigneto. Il paese è a vocazione prettamente agricola. Vi si producono i vini Sannio Falanghina e Aglianico, olio, mele annurche, mozzarelle D.O.P. Dugenta venne citata per la prima volta nell'823 d.C. Nel XIII secolo fu donata da Carlo I d'Angiò a Guglielmo di Belmonte dopo essere stata valutata poco più di quarantadue once. Nel primo cedolario redatto dagli Angioini risultavano ventitré famiglie proprietarie tassate. Dai Belmonte passò prima a Rofredo Gaetani, fratello di papa Bonifacio VIII, e poi ai Sanframondo. Posta in una posizione strategica, nel 1439 fu teatro di una feroce battaglia fra re Alfonso I d'Aragona e Jacopo Caldora. Quest'ultimo fu sconfitto.
Nel XVI secolo divenne possedimento dei Di Capua, dei Monsorio, dei Loffredo e dei Cossa. Dal 1648 fu feudo del duca di Guisa e nel 1734 vi passò Carlo III di Borbone, nella sua avanzata alla conquista del Regno di Napoli. Nel 1810 fu aggregata al comune di Melizzano. Nel 1859 vi fu un primo tentativo di conquistare l'autonomia comunale. Fu infatti presentata all'Intendenza di Terra di Lavoro una richiesta firmata da ventotto proprietari terrieri al fine di "emanciparsi" dal comune di Melizzano. Questa richiesta non ebbe buon fine. Nel 1860 vi arrivò l'esercito borbonico, comandato dal generale Von Mechel, per affrontare l'esercito piemontese nella battaglia del Volturno. Nel 1949 fu presentata una nuova richiesta per ottenere l'erezione di Dugenta a comune autonomo. La richiesta, firmata da settecentocinquanta cittadini, fu inoltrata al Ministero dell'Interno. La richiesta si concludeva con la sottoscrizione dei cittadini di Dugenta e con il loro impegno a versare cinquecentomila lire a fondo perduto per le prime spese di impianto del nuovo comune. Dugenta divenne finalmente comune autonomo nel 1956.
LIMATOLA
Limatola è un comune italiano di 4.049 abitanti della provincia di Benevento in Campania. Il paese è sito ai piedi di una collina sulla cui vetta sorge il castello, a guardia del corso del fiume Volturno.
È il comune più occidentale della provincia, circondato per buona parte dei suoi confini da comuni afferenti alla provincia di Caserta. Il nome deriva da limata, in latino limatula, che indica della sabbia o un luogo sabbioso. Di antica origine, nel territorio comunale sono stati rinvenuti numerosi reperti risalenti all'età sannita e romana. Nell'842 d.C. il conte longobardo Landolfo di Caserta vi riportò una vittoria contro i beneventani. Nel 1064 apparteneva all'abbazia di Montecassino. Sotto i d'Angiò spettò ai Beaumont.
Nel XIV secolo fu possedimento prima dei Cantelmo e poi dei D'Artus. Il secolo successivo fu feudo dei de la Rath. Nel Cinquecento appartenne ai de Capua, ai Mastelloni e ai pisani Gambacorta. Nel 1532 le famiglie erano 126 che arrivarono a 277 nel 1561 e che diminuirono fino a 112 dopo la peste del 1656. Nel 1811 entrò a far parte del circondario di Solopaca per poi passare a quello di Sant'Agata de' Goti nel 1816. Dal 1861 con l'Unità d'Italia appartiene alla provincia di Benevento. Il Castello di Limatola è sito nella parte alta del centro storico, su una collina, in posizione strategica. Venne edificato dai normanni sui resti di una torre longobarda. Nel rinascimento importanti lavori di ristrutturazione lo trasformarono da architettura militare a dimora signorile, pur conservando alcune caratteristiche difensive. Dopo decenni di abbandono l'edificio è stato restaurato nel 2010 ed ospita un albergo ristorante. Il castello è circondato da una cinta muraria intervallata da torri circolari dotate di scarpata fino all'altezza del cornicione. La cappella palatina dedicata a san Nicola conserva un crocifisso d'epoca e il portone originale.
SANT’AGATA DEI GOTI
Sant’Agata de Goti è un comune italiano di 10.180 abitanti della provincia di Benevento in Campania. Situato alle falde occidentali del Monte Taburno, confina con la provincia di Caserta. La città si divide in due parti: una moderna, edificata a partire dalla fine del XIX secolo e l'altra di fondazione romana situata su una roccia di tufo.
Il rimanente territorio comunale è prevalentemente collinare e ospita contrade, masserie e frazioni di varie dimensioni, sorte a partire dall'epoca longobarda.
Il passato di Sant’Agata de’ Goti è un lungo corridoio nella storia più antica. Le sue origini iniziano alcuni secoli prima della nascita di Cristo e l’ipotesi più accreditata racconta che questo borgo è sorto in corrispondenza dell’antica città sannitica di Saticula. Questa città è stata più volte assediata e sottomessa, in particolare nel 315 a.C., durante la seconda guerra sannitica. Nel 313 a.C. è diventata colonia romana e da allora è rimasta fedele a Roma.
Nel VI secolo d.C., durante la Battaglia del Vesuvio, i Goti, sconfitti, chiesero ed ottennero di rimanere da sudditi dell’impero; una colonia si stabilì qui e da questa vicenda deriverebbe il nome del luogo, anche se un’altra teoria ne attribuisce l’origine alla famiglia guascona dei De Goth che ricevette Sant’Agata come feudo in concessione da Roberto D’Angiò nel 1313. In seguito alla dominazione longobarda si avvia una lunga serie di passaggi di potere. Il borgo passa anche dalle mani delle famiglie feudatarie più importanti di Napoli, per ultimo la famiglia Carafa. Diventa sede vescovile fin dal X secolo e nella sua storia vanta la guida del vescovo Felice Peretti, salito in seguito al soglio pontificio con il nome di Sisto V, e di Sant’Alfonso de’ Liguori. Questo periodo coincide anche con la dominazione normanna, durante la quale è stata ampliata la struttura difensiva con la costruzione di una fortezza e sono stati commissionati il Duomo e altri edifici sacri. Il fascino del borgo arroccato sulla roccia che dal novembre 2012 è entrato a far parte del circuito de i borghi più belli d’Italia e la sua storia millenaria sono solo alcuni degli elementi che rendono Sant’Agata de’ Goti un concentrato di suggestive bellezze, in grado di catturare l’attenzione di un numero sempre più alto di visitatori, che la scelgono come meta di viaggio.
Il nucleo storico della città, urbanisticamente ben riconoscibile, si erge su uno sperone tufaceo tra due affluenti del fiume Isclero, all'incrocio di profondissimi valloni, su quello che in un tempo geologico deve essere stato l'epicentro di un violentissimo sisma; l’intera città si sviluppa alle falde del monte Maineto (556 m.), oltre il torrente Martorano. La pianta della Città antica è a semicerchio e misura 1 Km in lunghezza, con diametro diretto da sud a nord lungo la sponda del Martorano dove ha scavato una profondissima gola, particolarmente evidente nella sua parte sud-occidentale. Tutto il territorio comunale si stende alle falde del monte Taburno con un'escursione altimetrica di 1283 metri, con un minimo di 40 ed un massimo di 1323 metri; monte celebrato da Virgilio e ricco di sorgenti favolose, e infatti le fontane della Reggia di Caserta sono alimentate da acque estratte da questo territorio (sorgenti del Fizzo) e convogliate nell'acquedotto carolino, architettato da Luigi Vanvitelli, che attraversa per molta parte del suo percorso le colline prospicienti Sant'Agata.
La cittadina di Sant'Agata de' Goti è interamente collegata con la Strada statale 265 var di Fondo Valle Isclero, chiamata anche "SSV Fondo Valle Isclero". La parte sud della città è attraversata da due strade principali: Strada provinciale 123 Caudina II Tronco e dalla strada provinciale 111 Solopaca Sant'Agata, con diramazione verso l'abitato di Frasso Telesino. La parte nord, è attraversata dalla Strada provinciale 120 Via Bagnoli, che collega i comuni di Valle di Maddaloni e quello di Sant'Agata de' Goti e dalla strada provinciale 121 Caudina.
Il territorio santagatese è tradizionalmente votato alla produzione di olio, vino, frutta (mele e ciliegie in special modo), ortaggi, cereali e legumi. Fra le specialità di frutta si coltiva la mela annurca, prodotto che nel 2006 ha ottenuto il marchio IGP (Indicazione geografica protetta). Il frutto, piccolo e schiacciato, si caratterizza per le proprietà organolettiche: polpa bianca compatta, acidula e profumata. Era già conosciuta e apprezzata nell'antichità romana, e citata da Gaio Plinio Secondo noto come Plinio Il Vecchio che nel suo Naturalis Historia ne localizza l'origine nella zona di Pozzuoli; la mela annurca viene coltivata in tutta la Regione Campania.
Di gran qualità sono i vini, bianchi e rossi, prodotti a Sant'Agata de' Goti, fra cui sono rinomati soprattutto la falanghina, che ha ricevuto la denominazione DOC con la dicitura Sant'Agata de’ Goti Falanghina, e l'aglianico, etichetta DOC Sant'Agata de’ Goti Aglianico riserva.
FRASSO TELESINO
Frasso Telesino è un comune italiano di 2.043 abitanti della provincia di Benevento in Campania.
Frasso Telesino è sito sul versante occidentale del Taburno Camposauro, tra le cime rocciose del monte Sant'Angelo (1189 m) e le cime di Monte Cardito e di Serra del Ceraso (1220 m) dove si apre il vallone di Prata. Il territorio comunale è compreso fra i 65 metri ed i 1220 metri, con un'escursione altimetrica di 1155 m. È sede della comunità montana del Taburno. Il paese è a vocazione prevalentemente agricolo pastorale. Ha una superficie agricola utilizzata di 1.065,39 ettari (2000). Il territorio agricolo, in gran parte collinare, è sfruttato per la produzione di olio di oliva e dei vini aglianico, piedirosso e falanghina. Il suo nome deriva da terra frassorum o castrum fracti, probabilmente originato da fraxinus, l'albero raffigurato nello stemma civico. Con l'Unità d'Italia vi fu aggiunto l'appellativo di "Telesino" per distinguerlo dagli altri centri omonimi. Secondo la tradizione popolare il paese fu fondato da coloro che si salvarono alla distruzione di Telesia del 1349. Il comune è però ricordato secoli prima, in un documento del X secolo.
Ai tempi di Carlo I d'Angiò era possedimento dei conti di Caserta. Nel 1317 passò a Diego de la Rath. Una sua discendente, Caterina de la Rath (italianizzata Della Ratta), fu spogliata del feudo alla fine del Quattrocento ma lo riconquistò nel 1509. Nel 1496 Frasso ospitò re Federico I di Napoli che firmò alcuni decreti in Terra Frassorum. La figlia di Caterina Della Ratta ebbe in dote il feudo che passò ai Gambacorta e quindi ai Pignatelli. Successivamente fu venduto ai de Ponte per poi tornare ai Gambacorta.
Nel 1647, durante una sommossa popolare, fu ucciso il figlio del principe Gambacorta, implicato nella rivolta di Masaniello. Nel XVIII secolo passò ai Dentice e poi agli Spinelli che lo tennero sino all’ abolizione del feudalesimo (1806). Dal 1861 fa parte della provincia di Benevento. Nel 1943 fu bombardata due volte dagli americani.
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